Nel legno e nella pietra

Nel legno e nella pietra

«Mauro Corona è un uomo leale, scala montagne in stile pulito, scolpisce legno seguendo la vena e la luna, scrive libri e storie di persone vere e perciò rare». – Erri De Luca.

Con Nel legno e nella pietra Mauro Corona consegna ai suoi lettori il primo grande libro della sua vita.

È un libro epico che dà voce agli ultimi. Racconti dove l’autore è al contempo protagonista e narratore ed è capace di svelare la complessità dell’animo umano.
Novantatré storie e un epilogo, legati tra loro dall’inconfondibile voce narrante di Mauro Corona.

Un vortice di volti che sembrano scavati nel legno e nella pietra: folli ed eroici, selvatici e violenti, ma facili alla commozione come bambini. Sono spaccapietre, carbonai, bracconieri, venditori ambulanti, vecchie madri-coraggio, ma anche spiriti benevoli e maligni, che conoscono il linguaggio delle foglie e del vento. Tutt’intorno, le foreste, i laghi, i ghiacci, la neve e gli animali che popolano le montagne scoscese del Vajont.

Senza un ordine cronologico questi brevi racconti si susseguono come frammenti di una vita montana straordinaria, tra scalate impervie, vittorie inebrianti e sconfitte annegate nel vino, in un’alternanza di malinconia e felicità, semplice quotidianità e misteriosa cupa leggenda.

TRADUZIONE: in cinese e Taiwan

 

Dal libro:

“Privi di televisione mangiavamo quello che c’era, senza tante pretese, perché la pubblicità non ci aveva ancora informati che un tonno per essere buono deve tagliarsi con un grissino. Divoravamo anche la scatoletta, o quantomeno la leccavamo fino a farla brillare”.

“Dopo un po’ s’affacciò di nuovo all’uscio e notò che la carta stava ancora per terra. Gentilmente invitò di nuovo il villano a raccoglierla. Il tipo non si voltò nemmeno, seguitò a chiacchierare come non avesse udito parola. E nemmeno i suoi amici la raccolsero perché volevano vedere come andava a finire. Bepi rientrò e di lì a qualche secondo apparve imbracciando la doppietta caricata a pallettoni. Ficcò la canna sotto il naso dell’arrogante e sibilò: «Tòla su» («raccoglila», in ertano). Glielo disse meno gentilmente di prima. Il maleducato, pallido e senza parole, s’affrettò a far sparire il cartoccio nello zaino, nonché a porgere le sue scuse”.

“Siamo saliti sulla vetta della Palazza. Era di pomeriggio. Sulla cima di calcare bianco, che il lavorio del vento ha reso simile a una mandibola di mostro preistorico, venti camosci guardavano l’orizzonte. Si godevano l’ultimo sole pensando forse alle difficoltà dell’inverno imminente”.

Pubblicazione

2003

Casa Editrice

Ed. Mondadori

Pagine

336

Note

Antologia di racconti.
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